God Save the Queer! – NICOZ

Cinque parole a vanvera su Nicoz
Work in progress

Una dote/caratteristica che non può mancare ad una persona inclusiva.
Io direi soprattutto che sono le situazioni e i contesti a dover essere «inclusivi». Per quel che riguarda le persone, dovrebbe essere la base di ogni essere umano decente il rispetto delle diversità (in un mondo ideale).

Cosa ami di più della tua vita?
La mia famiglia e i miei amici e il mio cane Albert. Ma la domanda non era ‘chi’ ami di più nella tua vita ma ‘cosa’! Quindi ricomincio: avere la possibilità di disegnare come lavoro e la mia bicicletta rossa.

Ah già… thè o caffè?
Stavo per rispondere ‘caffè tutta la vita’ ma poi ho pensato ‘certo anche il the con latte d’avena e zucchero’ allora forse penso che non voglio scegliere.

Sia in Born to Lose che in Play with Fire racconti di te e dei tuoi coming out. Quanto è utile per te lo scambio su carta come mezzo di ricerca/introspezione? Quanto sono romanzate le esperienze che racconti nei tuoi libri, rispetto alle tue esperienze reali?
In Born to Lose più che coming out c’è un ‘break free’, un liberarsi da una situazione ormai scomoda e dolorosa. Sono comunque entrambi lavori autobiografici: Mentre Born To Lose è semplicemente una selezione dei diari disegnati giornalmente tra il 2011 e il 2013, Play With Fire invece è più una sorta di auto fiction in cui la storia reale è tirata, modificata, stropicciata affinché diventasse una storia da raccontare. Anche se Play With Fire ha ancora un sistema di date e ‘appunti’ è solo un finto diario.

Come ti sei avvicinato al mestiere di tatuatore? Secondo te, la transizione ti ha creato dei disagi a livello lavorativo, oppure essendo in un’area creativa è stato più facile che se tu avessi fatto un lavoro più “tradizionale”?
In tutta la mia vita ho sempre e solo lavorato in negozi di tatuaggi, prima facendo i piercing poi lo shop manager e alla fine ho iniziato a tatuare ma gli studi di tatuaggi sono cambiati molto in questi ultimi 20 anni. Sono sempre stati posti molto divertenti da frequentare ma anche molto duri e misogini. E spesso anche un po’ lgbtqia fobici! Però ho iniziato la transizione quando avevo già aperto il mio studio che è apertamente schierato come luogo safe e queer quindi diciamo che non ho subito nessun tipo di rappresaglie da me stesso 🙂 certo è che fare una transizione di genere è un processo lungo e stancante e farlo in pieno covid con il pane da guadagnare e lo studio da mandare avanti è stata dura.

Nei tuoi tatuaggi e nelle tue pirografie, il tema della sirena è molto ricorrente.
Secondo te c’è un legame anche inconscio con l’utilizzo di questa figura a metà dell’immaginario mitologico? C’è un legame tra il tuo essere e la figura mitologica della sirena? C’è un’estetica Queer di cui pensi di far parte?

Beh si’! È tutto scritto in Play With Fire, il legame con le sirene e col genere!

Una transizione di genere è un percorso molto impegnativo a livello fisico oltre che psicologico. C’è stato qualche momento in cui hai vacillato oppure una volta presa la decisione è stato tutto in discesa?
Ehehehe appunto come dicevo prima è stata ed è tutt’ora fisicamente provante per alcune cose. Ma meraviglioso per tutto il resto.

Nei tuoi fumetti sei praticamente senza filtri, parli di sesso, emozioni, dubbi.
A leggerti sembra di spiare il diario segreto di qualcuno ti è mai capitato di esserti pentito di aver raccontato qualcosa? C’è qualche esperienza o argomento che vuoi tenere privato?

Tutto è privato e tutto non lo è. Nei miei libri è raccontata la vita e la vita, almeno per me, è sentimenti, esperienze legami e anche corpo. Soprattutto in un libro che parla di sessualità. E di genere non potevo esimermi dal raccontare la parte sessuale.
Non è fatto per esporre o far si che la persona diventi voyeur ma è fatto semplicemente perché la narrazione, nei miei fumetti, fa sì che si segue il personaggio marcandolo stretto come se una camera lo seguisse H24. Ciò che resta privato è ciò che il lettore non vedere, ciò che pensano e vivono gli altri personaggi che, nei miei libri, sono solamente presenti quando interagiscono col mio personaggio. Non sappiamo davvero molto di loro.

In una tua intervista hai dichiarato che “la paura della solitudine è la nebbia da attraversare per la propria libertà”, la paura si è rivelata reale?
Il tuo processo nella transizione ha influenzato le tue relazioni interpersonali in peggio oppure era una paura lecita ma che non ha avuto conseguenze?

Una volta un mio amico Trans, quando ero all’inizio, mi disse ‘Quando si fa una transizione il mondo intorno a noi anche transiziona’ ed è un po’ vero. Alcune persone non rimangono perché non concepiscono questo cambiamento e lo vivono come un lutto. Ma poi ci sono le persone che rimangono e stappano lo champagne perché ci vedono felici, bisogna concentrarsi su questi momenti. In quell’intervista che citi mi sembra di ricordare che appunto dicessi “la paura della solitudine è la nebbia da attraversare per la propria libertà…ma dall’altra parte della nebbia c’è solo tanto amore’ no? 🙂

Ti definisci IL mamma, dando una veste nuova alla maternità che si svincola dal genere. Cosa significa per te l’essere mamma in questa nuova veste?
Non so cosa voglia dire essere ‘Madre’ o ‘Padre’ (con le iniziali maiuscole) ma penso che, come in ogni cosa, l’autodeterminazione è ciò che conta. Quindi sta a ognunə di noi trovarsi il termine che risuona di più. Io per mia figlia sono sempre stato Mamma e non ho cambiato termine perché non sono cambiato.

Ti va di parlarci di come hai vissuto la tua transizione con tua figlia?
Quanto e come l’hai coinvolta in questo tuo percorso? C’è qualcosa che ti senti di condividere nello specifico che magari può aiutare qualcun altro che sta vivendo la tua stessa esperienza?

Ogni percorso è diverso. Però credo sia importante essere VERə con ə propriə fi gliə. Mostrarsi per chi si è davvero con grazia e rispetto. Rispettando anche i loro tempi e ascoltando le loro domande. E mantenere sempre il dialogo a costo di sembrare pedante! Non nascondere mai cosa si prova senza però che siano loro a dover portare il peso della nostra felicità e della nostra tristezza.

Consiglia qualcosa da vedere, ascoltare o leggere per chiunque voglia approfondire l’argomento!
Consiglio ‘sono un mostro che vi parla’ di Paul B. Preciado + per chi legge in inglese ‘we both laughed in pleasure’ di Lou Sullivan.